L'ansia e gli attacchi di panico, come ben sa chi ne soffre, irrompono improvvisamente nella nostra vita impedendoci di godere appieno del presente.
Sono disturbi che si interpongono tra noi e la nostra fiducia, la nostra autostima, le nostre realizzazioni. Ci rendono insoddisfatti, insicuri e a disagio con noi stessi...
Ma le sensazioni di insoddisfazione, insicurezza e disagio sono solo una conseguenza dell’ansia o fanno parte delle condizioni che la generano?
Le relazioni più significative, quelle familiari, sono il teatro in cui ognuno di noi ha iniziato a sperimentare il contrasto tra il bisogno di autonomia in condizioni di dipendenza e tra la voglia di libertà ed il bisogno di protezione.
Il sapere di poter essere appagati (fiducia) nel bisogno di sentirsi riconosciuti, compresi e protetti favorisce processi graduali di individuazione di sé e svincolo; la fiducia nello sperimentarsi aumenta l’esperienza stessa che a sua volta ci permette di guadagnare ulteriore sicurezza e fiducia in noi stessi accrescendo l’autostima.
Ma se qualcosa va storto?
Senza la possibilità di sentirsi sicuri viene meno la curiosità di esperire il mondo. Senza esperienza non riusciamo a costruire la fiducia in noi stessi e rischiamo di affrontare la vita sguarniti di sufficiente autostima e amor proprio.
I conseguenti sentimentI cronici di inadeguatezza sono spesso molto faticosi da tollerare, soprattutto se non abbiamo a disposizione la fiducia e l’esperienza necessarie per affrontare le difficoltà della vita. Di conseguenza la mente, non riuscendo a risolvere il problema, organizza strategie di fuga per diminuire questo sentire così scomodo cedendo alla tentazione di attribuire a cose esterne a noi stessi la responsabilità di farci stare meglio.
Possono essere messi in atto comportamenti che che hanno come obiettivo quello di anestetizzarci e farci sfuggire alla realtà stimolando le aree cerebrali della ricompensa per stare subito meglio: le dipendenze (da cibo, affettive, da gioco, da sostanze ecc..).
Queste strategie risultano molto dispendiose in quanto, mentre la nostra mente è distratta, generano nuova sofferenza “concreta” che ci confonde e ci allontana sempre di più dalla possibilità di individuare una risposta adeguata e “potente” nei confronti di quei sentimenti di disagio che hanno generato questa spirale di difficoltà e insoddisfazione che troppo spesso confondiamo con la normalità.
Quando un sintomo ansioso, che si manifesta improvvisamente nel nostro presente come il trillo di una sveglia dimenticata, riuscirà ad incontrare ascolto e comprensione anzichè l’ennesimo silenziamento, potrà finalmente guidarci nel riconoscere le parti di noi che hanno ancora fame di sicurezza, protezione e fiducia e che sarebbe importante e “potente” ricominciare nutrire.
Esperienze emozionali correttive possono fare la differenza tra il silenziare la sveglia tutte le volte che suona e concederci l'occasione di riprogrammarla.
Dr.ssa Valentina Gallo