“Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi,
mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni.”
(Bertrand Russell, 1872 – 1970)
Il “sapere di non sapere”, caro al pensiero socratico, dovrebbe rappresentare per tutti noi quella spinta motivazionale a crescere e ad andare sempre oltre ciò che già crediamo di sapere: dovrebbe rappresentare quella consapevolezza interiore di non conoscere mai abbastanza e che alimenta il desiderio di mettersi continuamente in discussione e di voler continuare a conoscere e a ricercare giorno dopo giorno. Perché solo la reale conoscenza può generare altra conoscenza.
Esiste tuttavia un tipo di distorsione cognitiva, una strategia mentale intuitiva di valutazione e decisione inefficace, che porta persone non competenti a sopravvalutare le proprie capacità e a sottovalutare il sapere degli altri.
Si tratta di un bias cognitivo chiamato effetto Dunning-Kruger, che determina un’incapacità metacognitiva di valutare in maniera obiettiva le proprie abilità e capacità, che vengono di conseguenza sovrastimate.
I due ricercatori David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, che per primi hanno studiato il fenomeno alla fine degli anni ’90, hanno ipotizzato che persone non esperte per una specifica competenza tenderebbero a sopravvalutare le proprie abilità, non si renderebbero conto del proprio livello di inadeguatezza e conseguentemente non riuscirebbero a valutare le effettive capacità degli altri.
In una serie di esperimenti, i due studiosi, chiesero a degli studenti universitari di stimare il proprio livello di competenza sottoponendoli ad alcuni test di ragionamento logico, di grammatica e di umorismo, confermando le loro ipotesi di partenza: più una persona era incompetente, meno ne era cosciente; di contro le persone più competenti tendevano a sottovalutarsi e ad attribuire il loro successo a variabili esterne, quali il caso o ad altre coincidenze.
Il professor David Dunning spiega che “Quando le persone sono incompetenti nelle strategie che adottano per ottenere successo e soddisfazione, sono schiacciate da un doppio peso: non solo giungono a conclusioni errate e fanno scelte sciagurate, ma la loro stessa incompetenza gli impedisce di rendersene conto”. Lo stesso Kruger suggerisce infine che grazie ad esperienze di apprendimento, come confermato da successivi studi, le abilità di autovalutazione tendevano a migliorare.
Quindi le persone con scarse competenze tenderebbero costantemente a pensare di sapere più di quanto in realtà sanno, reputandosi più intelligenti degli altri.
Una percezione distorta che potrebbe derivare dalla mancanza di reali competenze in un determinato ambito e dalla scarsa consapevolezza su le proprie prestazioni e i propri limiti.
Solo aumentando le proprie competenze metacognitive, si potrebbe arrivare a riconoscere l’effetto di tale distorsione cognitiva e svincolarsi da essa.
Potremmo tutti potenzialmente cadere nell’errore di ragionare seguendo dei bias cognitivi: tuttavia una maggiore consapevolezza di noi stessi e delle proprie dinamiche mentali, insieme alla “cara” esperienza del dubbio, dovrebbero renderci più aperti all’ascolto, di noi stessi e degli altri, al confronto, ai feedback costruttivi e sempre più tesi alla ricerca di nuove conoscenze.
L’interazione con gli altri, il nostro giudizio sulle loro capacità basato su criteri obiettivi in risposta frequente alle valutazioni da loro espresse nei nostri riguardi, contrasterebbe per un verso la tendenza, che ci fa divenire supponenti, a sopravvalutare le nostre abilità, per l’altro sarebbe da stimolo a conferire un valore reale alla nostra competenza, a non sminuirla o sottovalutarla.
In tal modo l’applicazione di criteri equi di autovalutazione, che un grado oggettivamente limitato di competenza e una fuorviante autostima avulsa dal confronto con il mondo esterno tenderebbero a escludere, ci impedirebbe, quindi, di divenir preda della “Sindrome dell’impostore”, che ci porta a credere che i meriti acquisiti con le nostre azioni non siano ascrivibili alla nostra competenza, bensì frutto per lo più di situazioni contingenti e casuali.
Se vogliamo evitare bias cognitivi come l’effetto Dunning-Kruger nel suo duplice aspetto, paragonabile al diritto e rovescio della stessa medaglia, occorre che il processo di apprendimento non venga frenato o peggio arrestato da un illusorio senso di soddisfazione per il livello reale o amplificato di conoscenza e competenza raggiunto e che il senso di umiltà insieme ad una personale curiosità, ci guidino costantemente nel nostro percorso conoscitivo.
Dr.ssa Giulia Prinzi, Psicologa Psicoterapeuta
Fonti:
Kruger J, Dunning D. Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One's Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments. J Pers Soc Psychol. 1999 Dec; 77(6):1121-34. doi: 10.1037//0022-3514.77.6.1121.
https://www.greenme.it/vivere/mente-emozioni/effetto-dunning-kruger-e-il-paradosso-dellignoranza-perche-chi-meno-sa-piu-crede-di-sapere
http://www.lecronachelucane.it/2018/08/22/leffetto-dunning-kruger/
https://alleyoop.ilsole24ore.com/2019/02/26/dunning-kruger/?refresh_ce=1